Servizio idrico, nel mirino della Cgil la cattiva gestione politica

TERAMO – Preoccupazione esprimono la Cgil Abruzzo e la Filctem  di fronte all’aggravarsi della crisi in cui versa il Servizio Idrico Integrato nella regione. “Da troppo tempo – si spiega in una nota dei sindacati – assistiami ad una serie di reiterati episodi che evidenziano una diffusa ‘malagestio’, aggravata, dall’assenza di qualsiasi seria programmazione industriale-economico-finanziaria che finisce per scaricare i gravi effetti negativi sui cittadini abruzzesi, creando, altresì, un profondo disagio agli operatori del settore. Tra le ultime vicende, emerge quella dell’ACA S.p.A., società acquedottistica di Pescara, nella quale, mentre i vertici aziendali vengono indagati per gravissimi reati, si mostra l’aspetto “più feroce” nei confronti degli utenti, sospendendo totalmente l’erogazione del servizio anche a fronte di morosità di pochi euro. In realtà, purtroppo, la stessa vicenda dell’Aca è solo una delle gravi conseguenze del sistema  sconsiderato di conduzione di queste aziende:   

– alla Ruzzo Reti S.pA. di Teramo, nonostante la pesante crisi economico-finanziaria che l’affligge, si registra un’impasse gestionale, in cui versa ormai da 2 anni, a causa delle note vicende societarie, con conseguenti serie problematiche organizzative di gestione del servizio; 

– al CAM spa di Avezzano, società pesantemente indebitata, tanto che, nei giorni scorsi, ha subito un presidio davanti all’azienda da parte delle tante ditte creditrici. I vertici aziendali hanno visto certificato il proprio fallimento gestionale con il rigetto, per inammissibilità, da parte del Tribunale di Avezzano della richiesta di ammissione al concordato preventivo in continuità perché detta società “in house”, a totale partecipazione pubblica, con affidamento in via diretta del servizio, soggetta sia ai controlli ordinari sia al controllo analogo da parte dell’autorità competente (ATO), con una gestione del servizio totalmente chiusa ai privati quanto partecipata da solo capitale pubblico, non è fallibile. Ad oggi, il management aziendale avendo scelto detto percorso giudiziario, in via esclusiva, senza prevedere alternative, il CAM si trova a fronteggiare una drammatica emergenza finanziaria che mette a rischio lo svolgimento del’intero servizio idrico integrato sul territorio marsicano oltre che il pagamento delle retribuzioni dei lavoratori;

– alla di Sasi S.p.A. di Lanciano, dalle indiscrezioni giornalistiche sulla conclusione delle indagini sullo stato di funzionamento dei 97 depuratori gestiti, sembrerebbe che gli inquirenti abbiano accertato gravi irregolarità;

“Tutti questi rilevanti segnali, – scrivono le associazioni sindacali –  ci spingono ad innalzare lo stato di allarme per il “sistema-acqua” in Abruzzo, da anni in progressivo ed inesorabile disfacimento, nel silenzio assordante della politica abruzzese. Da tempo denunciamo gli intrecci affaristico-clientelari che gravano sulla gestione del SII in Abruzzo, l’incapacità dei Gestori, di fornire un servizio pubblico essenziale secondo criteri di economicità, efficienza e trasparenza, le carenze organizzative, le scelte scellerate, ma anche la mancanza di soggetti istituzionali autorevoli, capaci di svolgere con efficacia il proprio ruolo di programmazione e controllo. “Gestione pubblica – dichiarano i sindacati –  non significa di certo ‘spartizione partititca’ delle società di gestione del servizio idrico”. E’ necessario ridiscutere e codificare cosa sia la gestione pubblica dell’acqua, come riorganizzarla, soprattutto come realizzarla concretamente, perchè, in questi momenti, di gravi difficoltà, forte potrebbe essere la spinta ingannevole verso “il privato”, invocato quale “salvatore della patria”.